Introduzione a cura del prof. don Franco Del Nin
Quell’uomo che pur vivendo cent’anni
mai contemplò la Via Immortale,
meglio sarebbe stato per lui
non vivere più di un giorno
ma in quello contemplare la Via”
– Dal Canone Buddista
Nasce in India nel secolo VI a.C., come reazione al formalismo, ritualismo e intellettualismo della classe sacerdotale Brahmanica e subito si stende in diverse parti dell’Asia.
- Corrente Hinayana (Piccolo veicolo, con predominanza della concezione individuale della salvezza): Sri Lanka, Birmania/Myanmar, Cambogia, Thailandia, Vietnam.
- Corrente Mahayana (Grande veicolo, via di salvezza aperta a tutti): Sumatra, Giava, Cina, Giappone, Corea, Nepal, Tibet, Afghanistan.
Numero di seguaci: 300 milioni.
Quadro storico del Buddismo
La patria arcaica del Buddismo è l’India: il territorio del Gange appartenente ai due regni di Kosala e Maghada, ove nel 565 a.C. nacque Buddha, da una ricca famiglia di governanti dell’attuale Nepal. Buddha apparteneva alla seconda casta indiana, cioè alla nobiltà guerriera. Il suo nome di nascita era Siddharta Gautana; poi detto Buddha (l’Illuminato).
I famosi quattro incontri: fra legenda e storia.
È composta da cinque monaci che rimangono colpiti da quel discorso, vengono “consacrati” da Buddha e lo accompagnano per quaranta anni nella sua missione per tutta l’India. Buddha muore nel 486 a.C., circondato da numerosi seguaci e dal fedele Ananda al quale dà le sue ultime disposizioni.
Dopo la morte fiorisce la legenda.
La grande figura di Re Asoka
Visse nel terzo secolo a.C. Si converti al BUDDHISMO e ne diviene un appassionato missionario e trasforma il BUDDHISMO da una semplice setta polemica e riformatrice del BRAHMANESIMO della valle del GANGE in una religione universalistica che si estende in tutta l’INDIA attraverso l’uso dell’intera organizzazione imperiale.
L’espansione a nord dell’India
Fautore ne fu il re Kaniska, II secolo a.C., con la conazione di monete riportanti l’immagine del Buddha, la costruzione di templi, e l’indizione di un concilio, per sanare le controversie dottrinali. Nel IV/V secolo il Buddismo assume due diverse diramazioni: il B. Hinayana e il B. Mahayana con una differente diffusione geografica.
Gli indirizzi storici del Buddismo: le tre grandi correnti
Il B. Hinayana è il più fedele agli insegnamenti diretti di Buddha e della prima comunità monastica. È detto anche B. meridionale.
Il monaco è l’ideale del perfetto buddhista, che con la meditazione e le tecniche annulla in sé stesso ogni desiderio per divenire Arhat (santo) e raggiunge la perfetta pace interiore.
Il B. Mahayana è una reinterpretazione del Buddismo originale con una congiunzione delle precedenti tradizioni dell’India. È detto anche B. settentrionale.
L’obiettivo è divenire Bodhisattva (sulla via dell’illuminazione), meta alla portata di tutti raggiungibile con una vita caritatevole.
Il B. Mahayana compie la divinizzazione del Buddha con l’opera di Nagarjuna, grande pensatore e organizzatore del B. Mahayana del II secolo.
Il B. Vajarayana è chiamato la “via breve, via facile” giacché afferma l’automatica efficacia del rito, delle formule e del sesso come liberazione.
La dottrina: le “nobili verità” e i “sentieri”
Gli insegnamenti di Buddha sono raccolti nei Sutra (discorsi) e vertono principalmente sulle quattro nobili verità e sui cinque precetti etici: non rubare, non uccidere, non mentire, non commettere adulterio, non bere alcolici.
Le quattro nobili verità
- constatazione dell’ineluttabilità della sofferenza.
- la causa dei dolori è nei desideri egoistici.
- la sete dell’esistenza può essere soppressa distruggendo il desiderio; si raggiunge così il Nirvana.
- la strada da percorrere è il Marga, per sopprimere il dolore: l’ottuplice sentiero.
Il noblice ottuplice sentiero
- La retta fede: adesione incondizionata alle quattro Verità.
- La retta risoluzione: volontà pura o retto proposito, pensiero giusto.
- La retta parola: o parola giusta; l’astensione dalle false parole e azioni.
- La retta azione: i cinque precetti etnici. L’attività giusta.
- Il retto comportamento: retta condotta di vita, retto modo di procurarsi sostentamento.
- Il retto sforzo: volontà di incrementare le qualità ed estinguere ciò che è nocivo.
- Il retto sforzo: attenzione giusta all’osservazione e controllo del corpo, percezioni, pensieri.
- La retta concentrazione: meditazione attraverso lo sprofondamento nei vari stadi meditativi, che rendono possibile la conoscenza perfetta.
Gli stadi per raggiungere la retta concentrazione
- primo stadio: distacco completo dalle cose e dai piaceri dei sensi.
- secondo: il corpo è felice e gioioso e la mente è calma.
- terzo: si raggiunge una felicità senza gioia che compenetra tutto il corpo.
- quarto: assenza di gioia e dolore, il corpo è calmo e in profonda riflessione. Si è “privi di coscienza e impersonali” (Nirvana: totale estinzione).
- Lo stato ultimo del meditante non può esser descritto in parole umane poiché come rivelano i testi, le parole formate non possono esprimere ciò che è senza forma.
Le pratiche culturali
Culto al Buddha: saluti, inchini, circumdeambulazioni dell’oggetto venerato, offerte di riso, fiori, lampade ad olio, danze, canti, processioni con statue di Buddha adornato e recite di testi sacri. Venerazione delle icone del Buddha: del Buddha che prega, che medita, che benedice. Introdottesi con l’Induismo si eseguono feste annuali secondo uno specifico calendario: novilunio, plenilunio, ricorrenze particolari della vita del Buddha.
Culto dei Bodhisatthva: saggi, santi che alle soglie del Nirvana, rinunciano volontariamente ad entrarvi per aiutare il prossimo nel cammino della liberazione. Il Bodhisattva offre sé stesso per il riscatto altrui. Cfr. il fenomeno della “moltiplicazione” dei Buddha.
Le norme morali
Vale la legge del Karma, ovvero una concezione meritocratica della vita del fedele, i cui atti pongono le basi delle successive esistenze, fa si che nessuno può sfuggire alle conseguenze delle proprie azioni.
I testi sacri
Buddha non scrisse nulla e nei tempi iniziali il suo insegnamento fu tramandato per via orale. I frammenti più antichi riferentesi alla sua dottrina sono i monumenti del re Asoka del 250 a.C.
Le prime scritture risalgono a 230/250 anni dopo la morte di Buddha.
A causa delle divergenze dottrinali, lungo il corso della storia furono indetti dai monaci buddhisti diversi concili, di cui il primo risalirebbe al 480 a.C., subito dopo la morte di Buddha. Il più importante è però il Concilio del secolo a.C.: Tripitaka (= “tre canestri “).
- Canestro della disciplina monastica: contiene 227 regole (sutta), che compongono il codice disciplinare e penale dei monaci.
- Canestro dei discorsi didascalici: discorsi di Buddha raggruppati in cinque raccolte:
- Raccolta dei discorsi lunghi (152 regole di dottrina e di pratica);
- Raccolta delle esposizioni medie (dottrina sistematica del Buddismo);
- Raccolta delle regole combinate (22289 regole comportamentali);
- Raccolta delle letture ordinate (2308 regole riprese da altri testi);
- Raccolta dei piccoli brani (Vita di Buddha dalle forme animali a forme più progredite e vite di santi buddhisti.
- Canestro della dottrina superiore della salvezza: una specie di catechismo con domande e risposte sui poteri psichici, le virtù ascetiche, le eresie, i fenomeni psichici, il metodo logico, il problema della causalità.
I famosi quattro incontri tra leggenda e storia
Dopo aver trascorso una splendida giovinezza ed aver avuto anche un figlio: Rahula, la letteratura racconta che Siddharta fece la famosa esperienza dei quattro incontri:
- Incontro con un vecchio che gli rivela che la vecchiaia e la decadenza fisica è dolore
- Incontro con un ammalato che conferma che la vita é dolore.
- Incontro con un morto che gli spiega il doloroso trapasso verso la morte.
- Incontro con un monaco che a partire dalla constatazione della caducità delle cose, lo introduce nei meandri del dolore e lo induce a divenire asceta itinerante alla ricerca di un nuovo equilibrio interiore.
La notte dell’illuminazione
Siddharta scopre e penetra le 4 “nobili verità”: sul dolore, la sua origine, la sua soppressione, la via che porta alla sua soppressione.
Elabora poi i vari stadi della meditazione che permettono di raggiungere la perfetta purezza.
Tiene quindi la sua prima predicazione, il cosiddetto Discorso di Benares. Insegna che la nascita, la morte, la malattia, l’essere lontano dai propri cari è dolore. Ma la pratica della ‘via di mezzo’ porta alla pace, alla conoscenza, alla illuminazione, al Nirvana; vivendo secondo l’ottuplice sentiero.